Di certo, quello che stiamo vivendo non è un periodo semplicissimo per le auto diesel. Pur rappresentando una fetta considerevole delle auto circolanti in Italia (alla fine del 2017 erano il 56% del totale), i veicoli alimentati a gasolio sono al centro di una vera e propria guerra, che – stando a chi l’ha lanciata – dovrebbe portare alla loro estinzione nel giro di pochi decenni.
Sarà davvero così? Le ragioni che stanno portando a questa crociata nei confronti del diesel sono molteplici, e non tutte chiarissime. Per prima cosa, però, occorre capire qual è lo scenario in questo momento.
Quello che è vero, per adesso, è che negli ultimi mesi il diesel è stato demonizzato da più parti. Da alcune case auto, in primis, che per diversi motivi (da un lato il frutto di Vision aziendali filosofiche e ambientali, dall’altro sicuramente anche obiettivi di Marketing) hanno già annunciato l’addio alla produzione.
ADDIO AL DIESEL PER L’ELETTRICO? NON CI SIAMO ANCORA
È il caso – per esempio – di Toyota, primo brand automobilistico ad aver già interrotto, dall’inizio di quest’anno, la produzione nel nostro paese di auto a gasolio (mentre continua, al netto delle dichiarazioni roboanti, quella dei Veicoli Commerciali). L’obiettivo dichiarato della casa giapponese -e di tante altre – è quello di spostare l’attenzione verso la propria gamma di vetture ibride ed elettriche.
Un intento nobile, sulla carta, ma che nella realtà deve scontrarsi con un paese ancora molto indietro dal punto di vista tecnologico e infrastrutturale. Tanto per fare un numero, in Italia il numero di colonnine per la ricarica elettrica è inferiore di circa l’80% rispetto alla media europea, stando ad una ricerca del Politecnico di Milano pubblicata a giugno 2018. Senza considerare, oltretutto, che il prezzo medio di un’auto elettrica è ben lontano dalla disponibilità economica di molte persone.
In questo momento, semplicemente, non siamo ancora pronti ad una svolta elettrica, nonostante i proclami c’è ancora bisogno (e soprattutto richiesta) di alimentazioni a combustione.
UN RICAMBIO GENERAZIONALE NON SI FORZA, SI INCENTIVA!
Oltre alle case, anche le istituzioni sembrano essersi iscritte alla gara di tiro al gasolio. A Milano, per esempio, dal 1° ottobre 2018 è vietata la circolazione ai mezzi diesel Euro 3, vale a dire vetture immatricolate all’incirca 10/12 anni fa, una fetta importantissima del parco auto circolante italiano.
Le ultime statistiche affermano che l’età media delle vetture di proprietà in Italia è intorno ai 10 anni e mezzo, e il 25% dei veicoli che girano abitualmente sulle nostre strade è omologato con normative antecedenti all’Euro 3.
Si tratta di auto inquinanti, senza dubbio, ma non a causa dell’alimentazione che fa muovere il loro motore, quanto per la loro anzianità. Invece di demonizzare il diesel e rendere potenzialmente illegali da un giorno all’altro milioni di vetture, lo Stato dovrebbe incentivare attraverso agevolazioni economiche e sociali l’acquisto di auto nuove o – quantomeno – più recenti.
In sostanza, se non puoi permetterti di acquistare una vettura nuova, non è vietandoti di circolare con la tua vecchia macchina che ti aiuterò a sostituirla.
IL DIESEL INQUINA COSÌ TANTO?
C’è poi il nocciolo centrale della questione: l’inquinamento. Un’auto diesel inquina più di una benzina? La risposta è “non esattamente”. Di certo, le auto a gasolio emettono meno CO2 per Km rispetto alle benzina, e questo è uno dei motivi per cui fin qui, a livello istituzionale, il diesel era sempre stato visto con un occhio di riguardo.
Per quanto riguarda l’azoto, invece, la differenza è minima ma a vantaggio del benzina. Parliamo di 0,08 g/Km di NOX contro lo 0,06, dati relativi a veicoli Euro 6, recenti e all’avanguardia tecnologicamente. Chi dice che le benzina emettono il 25% in meno di NOX, dovrebbe anche segnalare come, quantitativamente parlando, si stia parlando di numeri bassissimi e differenze impercettibili.
In generale, le dotazioni imposte dalla normativa Euro 6, come la valvola ERG per il trattamento dei gas di scarico o il sistema SRC, nel quale viene iniettato l’additivo AdBlue, hanno ridotto notevolmente le emissioni inquinanti dei motori diesel, insieme al famoso filtro anti-particolato.
L’evoluzione di questi sistemi, prevista anche a livello normativo dall’Euro 6 d-Temp, porterà a diesel sempre più puliti e meno pericolosi per l’ambiente.
Ancora, si rinnova l’esigenza di svecchiare le auto che circolano sulle strade italiane. Calcolatrice alla mano, in Italia ci sono 15 milioni di auto (diesel e benzina) tra Euro 0, 1, 2 e 3.
Se anche solo i 2/3 di questi mezzi venissero sostituiti da veicoli più recenti, omologati Euro 5 o 6 (non si parla esclusivamente di auto nuove, ma anche usate con fino a 7 o 8 anni di vita), assisteremmo ad un abbattimento dell’impatto ambientale su oltre 10 milioni di automobili, se pensiamo che un’Euro 5 inquina oltre il 90% in meno rispetto ad un’Euro 1.
Il tutto senza demonizzare un’alimentazione, spingere verso un futuro al quale ancora non siamo preparati o veicolare cattiva informazione.